domenica 21 ottobre 2018

Le cose con il loro nome



In Attraverso lo specchio, Alice incontra un uovo del tutto simile ad un essere umano che intrattiene con la protagonista un lungo dialogo. Leggiamo: «Questa è gloria per te! - Non capisco cosa intenda per “gloria”, - disse Alice. Humpty Dumpty sorrise sprezzantemente . - È naturale che tu non capisca... finchè non te lo spiegherò io. (…) - Quando io adopero una parola, - disse Humpty Dumpty, in tono piuttosto sdegnoso, - significa esattamente ciò che io voglio che significhi... nè più, nè meno". - La questione è, - disse Alice, - se lei può fare in modo che le parole significhino le cose più disparate. - La questione è, - disse Humpty Dumpty, - chi è che comanda».

Sappiamo infatti che alcune parole hanno una valenza positiva contro altre che racchiudono un senso specificatamente negativo. Sviluppo, crescita, tecnologia, flessibilità, ristrutturazione hanno un implicito assunto positivo, mentre parlare di precariato, rallentamento, scelte radicali, licenziamenti ci portano a considerare le notizie in maniera negativa. Ma quanta differenza c’è tra flessibilità e precariato? Non sono spesso modi diversi per dire la stessa cosa? Senza ombra di dubbio possiamo affermare che risanare un'azienda ha una connotazione positiva, eppure sottintende quasi sempre a licenziamenti e dismissioni. Esistono poi parole “inattaccabili”, ovvero quei termini che sostituiscono il significato vero con un altro più accettabile. Ad esempio definire una bomba “intelligente” significa spostare l’idea della morte e della distruzione nell’ambito semantico dell’efficienza e del controllo: chi può dubitare o aver timore di un meccanismo “intelligente”. La bomba è stata umanizzata, assicurandoci un risultato pulito e asettico, quasi “chirurgico”. I “danni collaterali” prodotti inevitabilmente da una bomba sia pur “intelligente” sono quindi di gran lunga preferibili rispetto alle cronache di civili morti dopo un bombardamento. Se poi a perpetrare l’eccidio sono “forze dell’ordine in operazioni di polizia internazionale”, allora si è molto più tranquilli con la propria coscienza rispetto alla notizia che un esercito di uno Stato straniero ha bombardato una città.

Recentemente il nostro Presidente del Consiglio dei Ministri ha risposto ad un giornalista che gli chiedeva informazioni sul condono varato con l'ultimo documento di finanza pubblica, di non chiamarlo condono, ma “pace fiscale”; più precisamente ha detto di chiamarlo in qualsiasi modo, ma non condono. L'altra misura importante che sarà attuata a partire dal prossimo anno e che, di fatto, ha trascinato alla vittoria elettorale il M5S è il “reddito di cittadinanza”, che non è un reddito di cittadinanza, ma un salario minimo garantito, ovvero una cifra variabile che andrà a integrare un sussidio non superiore a 780 euro a persona. Infatti il richiedente dovrà ottemperare a tutta una serie di regole e criteri che, qualora non fossero rispettati, ne farebbero decadere il diritto. A vedere bene si tratta un sussidio di disoccupazione, ridefinito e riformulato su qualcosa che c'era già, ovvero sulla base del REI, il reddito di inclusione. Dunque il reddito di cittadinanza è un nuovo sussidio di disoccupazione che, se è vero che da una parte si applica anche alle pensioni minime, dall'altra esclude tutta una serie di nuovi individui che, anche se provenienti da stati stranieri, nel tempo sono riusciti a integrarsi e a diventare cittadini italiani a tutti gli effetti: a guardar bene siamo di fronte alla solita, ennesima, guerra tra poveri. Al di là dell'orientamento politico di ciascuno di noi e soprattutto non potendo prevedere nessuno quali saranno le conseguenze e le ripercussioni di questa manovra di governo, è interessante riflettere sulle modalità linguistiche e sul fondamento del discorso che muovono i nuovi governanti. Alla base di ogni discorso, di qualsiasi annuncio o proclama c'è sempre la semplificazione e la traslazione nella categoria oppositiva puro/impuro che, per estensione, diventa ogni volta una sorta di: “tutto quello che facciamo è giusto e, se sbagliamo, non l'abbiamo fatto con intenzione”. Tale assioma si scontra puntualmente con gli altri che vengono descritti come il luogo di ogni male e che, di contro, "tutto quello che fanno è sbagliato o corrotto". Si sa che la propaganda viene utilizzata da tutti gli schieramenti politici, c'è sempre stata e sempre ci sarà, ma quello che colpisce sta nel fatto che oggi non c'è più bisogno di entrare nel merito delle parole perché è importante, più di ogni altra cosa al mondo, difendere con ogni mezzo la propria bolla di contenuti, informazioni e posizioni politiche. Al di là dell'appartenenza politica, in questi tempi che sono stati definiti come l'epoca del presunto superamento dell'ideologia, sorge incontrastata la peggior forma di ideologia, ovvero quella che non contempla né prevede l'alterità del pensiero. La desolazione che sorge di fronte ai nostri occhi altro non è che una sorta di morte dell'anima che si perpetra dentro i nostri narcisistici ordini simbolici.

Per questa ragione gli scambi di opinioni e il confronto sulle differenti posizioni politiche, tutte legittime in democrazia, avvengono oggi nella Rete e nei Social sotto forma sub umana degli haters, persone (o meglio accountpronti a denigrare ancor prima di argomentare, solerti nell'attaccare ancor prima di cercare di capire le ragioni degli altri. La violenza digitale viene ogni giorno sdoganata da video, immagini e post in cui non si discute ma si attacca utilizzando ogni forma di odio: dai toni più rabbiosi a quelli più sottili che utilizzano l'ironia e il sarcasmo. Ovunque si afferma il linguaggio di Humpty Dumpty che altro non è che il linguaggio dello stesso potere; un potere che desidera che non esistano più gli avversari, ma solamente i nemici.

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