In
Attraverso
lo specchio,
Alice incontra un uovo del tutto simile ad un essere umano che
intrattiene con la protagonista un lungo dialogo. Leggiamo: «Questa
è gloria per te! - Non capisco cosa
intenda
per
“gloria”, - disse Alice. Humpty
Dumpty
sorrise sprezzantemente
. - È naturale che tu non capisca... finchè non te lo spiegherò
io. (…) -
Quando
io
adopero una parola, - disse Humpty Dumpty, in tono piuttosto
sdegnoso, - significa esattamente ciò che io voglio che
significhi... nè più, nè meno". - La questione è, - disse
Alice, - se lei può fare in modo che le parole significhino le cose
più disparate. - La questione è, - disse Humpty Dumpty, - chi è
che comanda».
Sappiamo
infatti che alcune parole hanno una valenza positiva contro altre che
racchiudono un senso specificatamente negativo. Sviluppo,
crescita, tecnologia, flessibilità, ristrutturazione
hanno un implicito assunto positivo, mentre parlare di precariato,
rallentamento, scelte radicali, licenziamenti
ci portano a considerare le notizie in maniera negativa. Ma quanta
differenza c’è tra flessibilità e precariato? Non sono spesso
modi diversi per dire la stessa cosa? Senza ombra di dubbio possiamo
affermare che risanare
un'azienda ha una connotazione positiva, eppure sottintende quasi sempre a licenziamenti e dismissioni.
Esistono poi parole “inattaccabili”, ovvero quei termini che
sostituiscono il significato vero con un altro più accettabile. Ad
esempio definire una bomba “intelligente” significa spostare
l’idea della morte e della distruzione nell’ambito semantico
dell’efficienza e del controllo: chi può dubitare o aver timore di
un meccanismo “intelligente”. La bomba è stata umanizzata,
assicurandoci un risultato pulito e asettico, quasi “chirurgico”.
I “danni collaterali” prodotti inevitabilmente da una bomba sia pur “intelligente” sono quindi di gran lunga preferibili rispetto alle
cronache di civili morti dopo un bombardamento. Se poi a perpetrare
l’eccidio sono “forze dell’ordine in operazioni di polizia
internazionale”, allora si è molto più tranquilli con la propria
coscienza rispetto alla notizia che un esercito di uno Stato
straniero ha bombardato una città.
Recentemente
il nostro Presidente del Consiglio dei Ministri ha risposto ad un
giornalista che gli chiedeva informazioni sul condono varato con
l'ultimo documento di finanza pubblica, di non chiamarlo condono, ma
“pace fiscale”; più precisamente ha detto di chiamarlo in
qualsiasi modo, ma non
condono.
L'altra misura importante che sarà attuata a partire dal prossimo
anno e che, di fatto, ha trascinato alla vittoria elettorale il M5S è
il “reddito di cittadinanza”, che non è un reddito di
cittadinanza, ma un salario minimo garantito, ovvero una cifra
variabile che andrà a integrare un sussidio non superiore a 780 euro
a persona. Infatti il richiedente dovrà ottemperare a tutta una
serie di regole e criteri che, qualora non fossero rispettati, ne
farebbero decadere il diritto. A vedere bene si tratta un sussidio di
disoccupazione, ridefinito e riformulato su qualcosa che c'era già,
ovvero sulla base del REI, il reddito di inclusione. Dunque il reddito
di cittadinanza è un nuovo sussidio di disoccupazione che, se è
vero che da una parte si applica anche alle pensioni minime,
dall'altra esclude tutta una serie di nuovi individui che, anche se provenienti da stati stranieri, nel tempo sono riusciti a integrarsi e a
diventare cittadini italiani a tutti gli effetti: a guardar bene siamo di fronte alla solita, ennesima, guerra tra poveri. Al di là
dell'orientamento politico di ciascuno di noi e soprattutto non
potendo prevedere nessuno quali saranno le conseguenze e le
ripercussioni di questa manovra di governo, è interessante
riflettere sulle modalità linguistiche e sul fondamento del discorso
che muovono i nuovi governanti. Alla base di ogni discorso, di
qualsiasi annuncio o proclama c'è sempre la
semplificazione e la traslazione nella categoria oppositiva puro/impuro che, per estensione, diventa ogni volta una sorta di: “tutto quello che facciamo è
giusto e, se sbagliamo, non l'abbiamo fatto con intenzione”. Tale
assioma si scontra puntualmente con gli altri che vengono descritti come il luogo di ogni male e che, di contro, "tutto quello che fanno è sbagliato o corrotto". Si sa che la propaganda viene utilizzata
da tutti gli schieramenti politici, c'è sempre stata e sempre ci
sarà, ma quello che colpisce sta nel fatto che oggi non c'è più
bisogno di entrare nel merito delle parole perché è importante,
più di ogni altra cosa al mondo, difendere con ogni mezzo la propria
bolla
di contenuti, informazioni e posizioni politiche. Al di là dell'appartenenza politica, in questi tempi che sono stati definiti come l'epoca del presunto superamento dell'ideologia, sorge incontrastata la peggior forma di ideologia, ovvero quella che non contempla né prevede l'alterità del pensiero. La desolazione che
sorge di fronte ai nostri occhi altro non è che una sorta di morte dell'anima che si perpetra dentro i
nostri narcisistici ordini simbolici.
Per
questa ragione gli scambi di opinioni e il confronto sulle differenti
posizioni politiche, tutte legittime in democrazia, avvengono oggi
nella Rete e nei Social sotto forma sub umana degli haters, persone (o meglio account) pronti a denigrare ancor prima di argomentare, solerti nell'attaccare
ancor prima di cercare di capire le ragioni degli altri. La violenza
digitale viene ogni giorno sdoganata da video, immagini e post in cui
non si discute ma si attacca utilizzando ogni forma di odio: dai toni
più rabbiosi a quelli più sottili che utilizzano l'ironia e il
sarcasmo. Ovunque si afferma il linguaggio di Humpty Dumpty che altro non è che il linguaggio dello stesso potere; un potere che desidera che non esistano più gli avversari, ma solamente i nemici.
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