domenica 17 novembre 2024

Le nuvole nel cielo di carta

 


Il segno di Giorgio Bramante Donini potrebbe indurre in errore un osservatore frettoloso, infatti le immagini rappresentate appaiono definite, chiare nella loro struttura simbolica e iconica, tuttavia a ben guardare emerge un movimento nervoso del gesto, un'inquietudine del segno che trova pace solamente nel limite circoscritto dalla forma dell'oggetto raffigurato. Il tratto è cinetico, rivela un processo di trasformazione interna di cui l'immagine è il momento finale di uno sviluppo che potremmo accostare per similitudine alla trasformazione alchemica, basti osservare quelle nuvole nel cielo di carta, instabili come vapore acqueo eppure simboli concreti di un paesaggio in continuo movimento che si svela nel suo eterno mutare, in quel silenzioso cammino delle ombre riportate.

La vocazione a indagare la forma come fase ultima di un processo metamorfico è rintracciabile nella biografia dell'artista almeno in due momenti della sua formazione, nell'infanzia passata con il padre fornaio e successivamente nello studio per la fotografia. Il pane e la fotografia analogica hanno una comune affinità, per darsi forma devono sottostare ad un processo di cambiamento chimico che deve essere guidato con cura e sapienza. Nella creazione del pane i microrganismi del lievito determinano una serie di reazioni chimiche che trasformano l'amido in zuccheri, i quali a loro volta mutano in alcol etilico e in anidride carbonica che, cercando di uscire dalla massa omogenea di acqua e farina, determina la fermentazione. Fare il pane comporta un processo di trasformazione che conduce alla creazione di un manufatto unico ed è stato proprio vedere la perizia nelle mani del padre che ha reso possibile quello stupore infantile che possiamo contemplare ora nei disegni, vere e proprie rielaborazioni simboliche di visioni che provengono dal passato. La poetessa americana Louise Glück ha scritto: «Guardiamo il mondo una volta, da piccoli. / Il resto è memoria», il gesto artistico di Giorgio Donini nasce proprio dal desiderio di restituirci il senso della meraviglia, ci stupiamo perché da bambini ci siamo stupiti per la prima volta, dunque la nostra esistenza può essere ricondotta alla necessità di ritrovare quel momento di commozione estatica vissuto nell'infanzia come epifania di bellezza.

Anche nella realizzazione della fotografia analogica si riproduce la stessa dinamica della lavorazione del pane, alla base vi è sempre una trasformazione chimica che questa volta ha invece a che fare con l'azione della luce, con il modificare le molecole di sostanze fotosensibili allorquando si immergono i fogli di carta nel nitrato d'argento per poi essere esposti alla luce. Come per il pane, la genesi creativa della fotografia è nel procedimento, nel gesto e nel processo della realizzazione che si rivela solo al termine del lavoro quando l'opera d'arte si manifesta compiutamente. In questa direzione disegnare è sintesi perfetta, in quanto forma d'arte che più si avvicina alla necessità di seguire la trasformazione, del farsi dell'immagine a mano a mano sul foglio di carta. Il disegno 'fermenta' come il pane e si rivela solo alla fine, come la fotografia analogica, disegnare è il modo più semplice per lasciare che la memoria affiori e che lo stupore infantile si tramuti in segno. I disegni di Restituzioni, pensati come omaggio all’opera di Paolo Volponi nel centenario della nascita, rappresentano la cristallizzazione di ricordi e di testimonianze di un passato che lega l'autore ad Urbino, città natale che appare anche quando non si mostra, con la medesima forza fantasmatica dei ricordi. Leggiamo ne Il lanciatore di giavellotto di Paolo Volponi: «Il disegno restituiva le cose, i brani della giornata e del paesaggio al suo dominio, a una convinzione di sé medesimo in rapporto con quelle scene e oggetti (…) Per questo considerava i suoi disegni autonomi e reali, consistenti tra le sue mani e sotto i suoi occhi, come un cibo da strappare e da contendere».

Se osserviamo con attenzione il segno sul foglio, il suo muoversi elegante e deciso, il suo divenire forma, oggetto, simbolo infine, ci accorgeremo che quelle case disegnate, le montagne, le nuvole acquisiscono un'autonomia formale in palese contraddizione con il loro essere solo immagine, rappresentazione; eppure sono evidenza della realtà e allo stesso tempo della stessa consistenza del mondo dell'infanzia, dunque sono immagini vere come il cibo, come il pane.