sabato 2 febbraio 2019

Boudoir digitali


Il Boudoir

La progressiva conquista della maturità comunicativa dei Social Media sta operando una vera e propria diversificazione nelle forme e nei linguaggi della comunicazione politica: c'è chi preferisce i video promo / spot confidenziali, dove poter gigionare e ammiccare con i propri sorrisi ben rasati, chi invece opta per l'impegno "duro e puro" e chi semplicemente twitta orgoglio e odio con la stessa superficialità che accompagna sempre le generalizzazioni.
Possiamo dire che i Social, oltre a semplificare, spostano sempre il pensiero (quando c'è) e le parole su un piano privato e amichevole. La funzione pubblica viene cancellata a favore di quella privata, pena il non funzionamento del messaggio veicolato; quindi la forma deve essere subordinata alla sostanza (anche qui, quando c'è), mentre il piano pubblico, ovvero quello delle procedure e della verticalità dei processi democratici, viene rimosso, cancellato, preferibilmente negato. Tutto deve arrivare "caldo", la sensazione deve essere di vicinanza e amichevole, il politico deve apparire una persona famigliare con cui scherzarci su insieme, per poi condividere e diffonderla in maniera complice e solidale. Non esiste più spazio di decompressione pubblica: la sede del partito, gli organi collegiali, le mozioni e il dibattito delle idee; ogni comunicazione deve essere diretta, quindi privata, ogni intermediario intellettuale sostituito con un tecnico della comunicazione. La funzione pubblica del potere e del politico sono ora solo private nella forma comunicativa e nella sostanza politica. cancellato, preferibilmente negato. Tutto deve arrivare "caldo", la sensazione deve essere di vicinanza e amichevole, il politico deve apparire una persona famigliare con cui scherzarci su insieme, per poi condividere e diffonderla in maniera complice e solidale. Non esiste più spazio di decompressione pubblica: la sede del partito, gli organi collegiali, le mozioni e il dibattito delle idee; ogni comunicazione deve essere diretta, quindi privata, ogni intermediario intellettuale sostituito con un tecnico della comunicazione. La funzione pubblica del potere e del politico sono ora solo private nella forma comunicativa e nella sostanza politica. cancellato, preferibilmente negato. Tutto deve arrivare "caldo", la sensazione deve essere di vicinanza e amichevole, il politico deve apparire una persona famigliare con cui scherzarci su insieme, per poi condividere e diffonderla in maniera complice e solidale. Non esiste più spazio di decompressione pubblica: la sede del partito, gli organi collegiali, le mozioni e il dibattito delle idee; ogni comunicazione deve essere diretta, quindi privata, ogni intermediario intellettuale sostituito con un tecnico della comunicazione. La funzione pubblica del potere e del politico sono ora solo private nella forma comunicativa e nella sostanza politica. il politico deve apparire una persona famigliare con cui scherzarci su insieme, per poi condividere opinioni e diffonderla in maniera complice e solidale. Non esiste più spazio di decompressione pubblica: la sede del partito, gli organi collegiali, le mozioni e il dibattito delle idee; ogni comunicazione deve essere diretta, quindi privata, ogni intermediario intellettuale sostituito con un tecnico della comunicazione. La funzione pubblica del potere e del politico sono ora solo private nella forma comunicativa e nella sostanza politica. il politico deve apparire una persona famigliare con cui scherzarci su insieme, per poi condividere opinioni e diffonderla in maniera complice e solidale.


Per sua natura il potere è stato sempre asimmetrico, non si poteva credere alla sacralità delle forme e dei segni del comando che hanno accompagnato la nascita dello Stato moderno (come ad esempio lo scettro, il trono, la stola, ecc.) Se non lo si proiettava su un diverso piano simbolico, separato e dunque sacro ed eterno. Non a caso le monarchie nazionali europee affidavano la comunicazione politica verso l'esterno a cerimoniali complessi e stratificati, proprio perché l'immagine pubblica e privata dovevano coincidere nella forma e nella sostanza: infatti il ​​re o la regina erano soliti ribadire che non appartenevano a se stessi, ma al popolo. Lo stesso corpo del re doveva essere rigorosamente duplice, diviso e separato tra corpus verum e corpus mysticum,ovvero il corpo vero e proprio soggetto a consumazione e morte, e un altro corpo immortale in cui si identificava il potere e il regno. Comunicare il potere significava procedere con la negazione del privato, perché tutte le forme del comando avrebbero dovuto essere riconducibili alla dimensione pubblica, non ci poteva essere né ci sarebbe dovuto essere uno spazio privato del potere, altrimenti si sarebbe negata la funzione divina, che sanciva di fatto una vera e propria alterità verso il mondo, quindi tra il potere e il popolo. Dunque il potere è passato nel corso degli ultimi due secoli trasformandosi da pubblico/pubblico (nella forma e nella sostanza) a privato/privato. E se volessimo individuare la cesura, allora dovremmo collocarla proprio alla fine del Settecento, quando la fine dell'antico regime si rivelò sotto la nuova dinamica dell'immagine pubblica a cui doveva corrispondere una dimensione privata e chiusa del potere . Fu proprio durante la rivoluzione francese che vennero rinegoziate tutte le forme della comunicazione politica, nell'attimo in cui la testa ghigliottinata di Luigi XVI cadde nel cesto che la raccolse venne segnato il punto di non ritorno: il sacro era stato immolato e occorreva quindi immaginare uno spazio nuovo, un luogo inedito di decompressione tra qualcosa che non c'era più e qualcosa che doveva ancora arrivare. Quel luogo simbolico lo creò un uomo che aveva velleità di autore di teatro, pur non riuscendo mai a scrivere un'opera convincente, un intellettuale che scrisse tanti romanzi osceni piuttosto noiosi e ripetitivi, un uomo che dovette combattere tutta la vita con il proprio demone: quell'uomo si chiamava Donatien-Alphonse-François Marchese de Sade, mentre il luogo simbolico venne individuato nel boudoir.

Il boudoir era una stanza privata ad uso delle signore francesi del XVIII secolo, era composto da un salottino con un bagno ed uno spogliatoio, solitamente adiacente alla camera da letto. Col tempo divenne un luogo per attività ricreative quali il ricamo, il disegno o in alternativa per il ricevimento di persone amiche e intime, con cui intrattenere conversazioni e confidenze al riparo dalla curiosità della servitù e degli altri membri della famiglia. Dunque uno spazio privato dentro il privato della propria abitazione, un luogo di ritiro dove le donne potevano liberarsi da tutte quelle forme e dai quei rigidi cerimoniali a cui bisognava attenersi anche dentro le mura domestiche, se si apparteneva ad una famiglia nobile. Quindi il boudoir è il correllativo oggettivo della libertà personale che diventa assoluta quando ci si trova al riparo delle proprie stanze, di fatto rappresenta una soglia, una zona franca che allo stesso tempo paradossalmente appartiene e non appartiene alla casa, in quanto spazio liminale tra la camera da letto e il salotto. Nel 1795 de Sade pubblica il volume La filosofia nel boudoir nel quale, insolitamente, in mezzo alla solita vicenda in cui vengono descritte efferate perversioni sessuali e ogni sorta di crudele depravazione, compare un testo che assume un significato autonomo rispetto al resto del racconto erotico. Il pamphlet s'intitola Francesi, ancora uno sforzo se volete essere repubblicani, ed è un testo con cui de Sade s'interroga su qualcosa che riguarda le fondamenta su cui poggiano i valori della democrazia e che potremmo sintetizzare con la domanda: “che cosa accade al potere quando vengono a meno le forme tradizionali, i simboli e i valori con cui solo qualche tempo prima si era soliti identificarlo? Ovvero come dobbiamo relazionarci con diritti e valori che fino a quel momento erano stati solamente vagheggiati e negati?

Curiosamente De Sade interrompe la solita narrazione oscena nel suo boudoir per dare spazio a quello che nel testo viene indicato come un opuscolo che dovrebbe dare una risposta alla domanda di Eugénie “se i costumi sono realmenti indispensabili in un governo, se la loro influenza incide in qualche modo sul carattere di una nazione”. Dunque la vera domanda che pone de Sade è una domanda di natura etica, poiché coincide con la necessità di ridefinire le azioni e i comportamenti degli individui in tempi in cui sono stati mutati i princìpi e le norme del patto sociale. Se è vero che l'etica è un insieme di valori che regolano il comportamento dell'uomo, è altresì vero che tali valori mutano con l'avvicendarsi degli usi e dei costumi di una determinata società in un determinato periodo storico; dunque de Sade si pone un interrogativo di senso, poiché s'interroga (e dà anche le sue risposte radicali) su quali diritti la Francia repubblicana dovrà costruire le proprie forme del potere. Passare dai privilegi nobiliari ai diritti dei cittadini fu qualcosa che non prevedeva un cambiamento morbido e indolore, del resto il Terrore del 1793/94 era lì a testimoniarlo, poiché ogni nuovo ordine ridefinisce la catena del comando, ogni valore che si afferma porta con sé la responsabilità e il peso che ne deriva. Per de Sade era impossibile pensare o solo immaginare ancora l'amministrazione del potere come luogo separato (e dunque ancora sacro), con i suoi vecchi simboli. Ora il potere era nelle mani dei cittadini, valori come libertà e uguaglianza si manifestavano negli accordi e nei patti tra pari, nelle logiche degli scambi commerciali, ovvero in tutti quei valori solidi e concreti che la borghesia portava con sé. Il potere non poteva più coincidere in una dimensione in cui privato e pubblico si fondevano in un corpo mistico, quindi divino, ora l'immagine del potere apparteneva al popolo che restituiva un'immagine che diventava pubblica solamente nel momento in cui ne prendeva e ne assumeva il ruolo; i piani erano distinti perché il potere non era più separato in quanto emanazione del popolo.

A questo punto è facile considerare come il nuovo potere politico che vive oggi nel privato/privato della Rete e dei Social Network non faccia altro che proporre una sorta di ritorno dell'Antico regime, che si presenta però oggi come rovesciato; là dove un tempo non c'era più separazione tra forma e sostanza pubblica, ora non c'è più differenza tra ruolo pubblico e individuo privato: ogni comunicazione e ogni singola rappresentazione del potere oggi corre in uno spazio che non è più separato ma unito e univoco. Il corpo vero e il corpo mistico del re sono ora fusi nel corpo digitale e attuale del politico di turno che pensa di controllare il mondo grazie all'ennesimo spin doctor o al nuovo generatore di account falsi. Ciò che un tempo era separato in quanto solo pubblico, è ora distinto in quanto solo privato; e il potere, esattamente come nell'antico regime, è tornato a nascondersi, a sfuggire dal controllo del popolo, camuffandosi ancora in nuovi ordini simbolici che, dietro l'apparenza della democrazia della Rete, assumono di contro la forma del controllo e dell'attuale dittatura digitale.